“Stiamo lavorando con i tossicologi per strutturare un test che identifichi il consumo di sostanze stupefacenti e sia utilizzabile, senza poter essere attaccato, in tribunale […]. Con l’alcol è abbastanza facile identificare l’abuso, con la droga è più difficile, perché l’Italia è il Paese degli avvocati e bisogna mettere a punto un test che sia inattaccabile in tribunale. E, al momento, uno strumento simile, non c’è ancora”. (Sen. Carlo giovanardi)
Dal 14 al 16 giugno si sono tenuti a Roma, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, il 41° Congresso Nazionale SIMLA e le XIV Giornate Medico Legali Romane ed Europee presiedute dal Prof. Paolo Arbarello. Il popolare paladino proibizionista Carlo Giovanardi non ha mancato di esternare a margine dell’incontro tema denominato “Cannabis, pianta ingannevole” le sue idee in merito ai controlli stradali per guida in stato di ebbrezza da stupefacenti. Ovviamente, l’aggettivo “popolare” è riferito alla corrente di partito cui appartiene (Popolari Liberali nel Pdl) che proprio in questi giorni ha lanciato minacce di scisma dal Pdl per non aver ottenuto posizioni “tra i dirigenti che assumono le decisioni”. Nonostante l’avvertimento rivolto a Berlusconi, Giovanardi dimostra di essere in perfetta sintesi con il capo-padrone del proprio partito ed in linea con l’arroganza con cui questi tratta coloro i quali, a suo dire, gli mettono i bastoni tra le ruote. Da un lato, pertanto, il capo se la prende coi giudici, dall’altro, il suo sottoposto se la prende con gli avvocati, rei di invalidare in tribunale i suoi assurdi controlli. Oggi non è tanto e solo la vergogna ad assalirci, quanto la rabbia e l’indignazione, perché le dichiarazioni rese sono, come sempre più spesso accade, incondivisibili ed offensive nei confronti di chi svolge un lavoro a garanzia e tutela della giustizia e del cittadino e rivelano, al contrario, quanto giusti fossero i dibattimenti nelle aule giudiziarie in merito alle modalità e alle tipologie dei controlli sinora attuati. Nell’attaccare gli avvocati, Giovanardi non si rende conto, infatti, di confermare quanto le regole che ha imposto fossero in realtà illegittime e tese solo alla rilevazione di una condotta personale, quella dell’uso di stupefacenti, comportamento sanzionato ma non costituente un reato e non dell’incapacità di guidare correttamente in conseguenza degli effetti che essi provocano. Di più, sembra che ad interessare il sottosegretario non sia tanto la salute delle persone, quanto il “test perfetto”, quello inattaccabile in tribunale.