Proposition 19

Che siano questioni riguardanti i matrimoni di persone dello stesso sesso oppure quelle attuali sulla legalizzazione della marijuana, la California è si è spesso candidata come avanguardia di cambiamenti culturali e comportamentali. E’ stato il primo stato degli USA a rendere legale l’uso della marijuana per scopi medici nel 1996, seguita poi da altri tredici stati; Oregon, Arizona e South Dakota decideranno invece se consentire l’uso terapeutico con un referendum a novembre, ma in California si deciderà se rendere legale l’uso ricreativo.

Da quel 1996 in poi si è aperto un acceso dibattito con il governo federale che, al contrario, considera la pianta e i suoi derivati come sostanze illegali. Nell’ottobre 2009 tale controversia si è risolta con l’annuncio da parte del Dipartimento della Giustizia di non voler perseguire gli utilizzatori e i fornitori di marijuana, a patto che rispettassero le leggi statali (28 ottobre, New York Times ), preceduta da una dichiarazione (23 ottobre) in cui R. Gil Kerlikowske, direttore dell’Office of National Drug Control Policy, lo zar antidroga USA, ha precisato: “La legalizzazione della marijuana, per qualsiasi motivo, rimane una non-priorità per l’Amministrazione Obama”.

Va detto, comunque, che la legge sulla cannabis terapeutica ha contorni così poco definiti da prestarsi a un’interpretazione molto estensiva di quanti siano i malati effettivamente bisognosi. Giusto per farsi un’idea di come sia la realtà delle farmacie che  coltivano e forniscono marijuana, sono stati selezionati tre video provenienti da:

un documentario sulla Cannabis terapeutica, girato a Sacramento in California

un reportage della CBS girato a Los Angeles

ed infine un documento del New York Times sulla situazione in Colorado (in perfetto stile americano preceduto dalla pubblicità)

La discussione sulla legalizzazione, invece, ha trovato spazio in seguito alla dichiarazione del governatore repubblicano Arnold Schwarzenegger che si era reso disponibile a prendere in considerazione qualsiasi argomento potesse risanare le casse dello stato.

Tony Ammiano, democratico, è il promotore della Proposition 19, il quesito referendario per la legalizzazione della cannabis per gli adulti con almeno 21 anni di età e che avrà luogo il prossimo 2 novembre. Secondo il promotore, il ricavo che deriverebbe dalla tassazione (stimata in 50 dollari l’oncia, equivalente a 28,35 grammi, come dire 1.76 $ al grammo), ammonterebbe a circa 1,3 miliardi di dollari l’anno, senza contare gli introiti che deriverebbero dal turismo di settore.

Ma le ragioni a favore della legalizzazione andrebbero a ridurre notevolmente gli interessi dei narcotrafficanti messicani la cui quota di marijuana contrabbandata negli Stati Uniti è pari al 60% dei traffici (in quantità). Se la California dovesse riuscire nell’intento proposto dal referendum, ciò avrebbe ripercussioni sullo stesso Messico che potrebbe decidere altrettanto e  mettere il presidente Calderon in grado di fare pressioni sul governo Obama per una ridefinizione della war on drug.

Infatti, il primo resoconto della sezione latinoamericana della Commissione Globale secondo cui la politica per contrastare produzione, traffico e distribuzione di droga, è fallita se si considera che in America Latina sono aumentati il consumo, la violenza e il crimine organizzato, portando alla criminalizzazione della politica, alla politicizzazione del crimine e alla creazione di molteplici vincoli che favoriscono la corruzione dei funzionari e della polizia, nonché l’infiltrazione del crimine nelle istituzioni (Aduc: clicca qui per vedere l’articolo; per completezza, se interessato, leggi su Rinascita la storia e la situazione politica del narcotraffico in Messico ).

Negli Sati Uniti, nel 2009, il consumo di droghe leggere è aumentato dello 0,7 per cento, l’Fbi ha arrestato quasi 860 mila persone per reati legati al possesso di cannabis e con oltre 16 milioni di consumatori, la marijuana è la droga più consumata. Da un lato quindi ci sarebbero dei risparmi ulteriori derivanti dai soldi spesi per la detenzione delle persone incarcerate, dall’altro però non giungerebbero più i contributi federali per la lotta alla cannabis (rimanendo quelli per le altre droghe).

La vicenda della legalizzazione in California, a parte le ripercussioni politiche cui si accennava prima, è permeata fin dalla sua nascita da un comune denominatore: I soldi. Già perché non potrebbe essere altrimenti in un paese in cui democrazia e liberismo si fondono, dove il denaro ha assunto il ruolo di potere unico e quasi indiscusso e i mezzi utilizzati per accumularne sempre più hanno assunto contorni tragici ed inquietanti. Così, nel rispetto della ormai consolidata tradizione americana, l’apporto ad una causa si trasforma in uno scontro di lobby che finanziano l’una o l’altra parte.

Pro e Contro

La California Beer and Beverage Distributor, infatti, avrebbe donato recentemente dieci mila dollari al comitato “Public Safety First” contro la Proposition 19, perché, secondo Ryan Grim dell’Huffington Post, “l’industria delle bevande alcoliche vede da tempo le droghe illecite come una minaccia per le vendite, sapendo che i consumatori possono facilmente sostituire l’alcol con l’erba”. Grim, che ha da poco pubblicato un libro sulla storia dell’uso di droghe in America, si spinge oltre, asserendo addirittura che la maggior parte dei finanziamenti dell’associazione Public Safety First proverrebbero dalle forze di polizia: “Hanno il diritto di tenersi le sostanze sequestrate nei raid e le entrate che vengono dalla guerra alla droga sono diventate una fonte di sostegno importante per le forze dell’ordine locali”. I poliziotti californiani vedono pertanto i consumatori di cannabis come bancomat ambulanti da mungere per migliorare il budget. A settembre, la DEA durante una conferenza stampa ha espresso la propria opposizione alla legalizzazione, chiedendo al governo centrale di intervenire in caso di vittoria dei sì. Anche le forze di polizia californiane in generale, eccetto un gruppo cui accenneremo più avanti, hanno finanziato, attraverso alcune associazioni che vi fanno capo, gli sforzi per contrastare l’esito positivo del referendum: l’associazione degli ufficiali della narcotici californiana avrebbe finanziato la lotta alla legalizzazione con ventimila dollari, così come l’associazione degli ex capi di polizia avrebbe versato trentamila dollari.

Al contrario, come apparso in un articolo di Associated Press lo scorso 8 settembre, i fondi a favore della Prop. 19 (Yes on Prop. 19) proverrebbero da Richard Lee, che gestisce ad Oakland un presidio per la fornitura di marijuana a scopi farmaceutici, oltre ad aver istituito la Oaksterdam University : formazione di qualità per l’industria della cannabis. A favore anche una minoranza composta da un gruppo di agenti di polizia, giudici e pubblici ministeri californiani le cui ragioni sono le seguenti:
– porre fine agli arresti dei consumatori non violenti di cannabis, e consentire alla polizia di concentrarsi sulla prevenzione del crimine violento
– tagliare finanziamenti alle bande violente e ai cartelli della droga, visto che la vendita illegale di cannabis genera la maggior parte dei loro introiti
– proteggere la vita degli agenti di polizia ora a rischio nella cosiddetta “guerra alla droga”
– porre rigorosi limiti di età e controlli di sicurezza pubblica sulla vendita e il consumo di cannabis
– ristabilire il rispetto reciproco e le buone relazioni tra le forze dell’ordine e le comunità, incrinato dalle attuali leggi sulla cannabis (per il link: Cops say legalize).

A favore, inoltre,ci sono i sindacati, compreso quello potente degli autotrasportatori, associazioni progressiste e molti esponenti politici, anche conservatori come l’ex governatore del New Mexico Gary E. Jhonson e componente della rosa dei probabili candidati alle prossime presidenziali, nonché dello star system (Eric Bates editore di Rolling Stones, così come molti cantanti e attori).

Riguardo all’opinione pubblica, è di recente pubblicazione un sondaggio a cura della Field Research Corporation in cui gli elettori favorevoli al referendum sono saliti al 49% contro un 42% che rimane contrario. La FRC si propone come una fonte indipendente e apartitica della pubblica opinione dei cittadini americani ed opera fin dal 1947. Nei suoi archivi è possibile vedere la comparazione con altri sondaggi sulla legalizzazione in California svolti in anni precedenti, così da potersi fare un’idea del cambiamento avvenuto nell’opinione pubblica (link: Archivi FRC, Comparazione sondaggi).

Intanto, nell’attesa del voto del 2 novembre, il 3 ottobre il governatore ha firmato una legge che depenalizza il possesso di piccole dosi di marijuana, riducendo un crimine processabile a una semplice infrazione. Schwarzenegger ha infatti dichiarato: “L’unica differenza è che prima l’imputato doveva andare sotto processo in un momento di drastici tagli del budget, i procuratori, gli avvocati, le forze di sicurezza non possono permettersi di impiegare le già limitate risorse per perseguire un crimine che ha la stessa punizione di una multa”.
Prima il possesso di un’oncia, pari a 28.5 grammi, di erba era punibile con una multa pari a 100 dollari, inoltre i possessori venivano arrestati e rischiavano di vedersi intaccare la fedina penale.Ora invece niente più manette, sottolineano i gruppi per la legalizzazione della droga leggera che ritengono la nuova legge un’importante vittoria, soprattutto per la tutela dei ragazzi afroamericani che vengono arrestati in misura molto maggiore di quelli bianchi per possesso di marijuana.
D’ora in poi essere trovato in California con un’oncia di marijuana comporterà una semplice multa come quella per eccesso di velocità.